mercoledì 10 giugno 2015

“Non condannate e non sarete condannati” (parte quinta)

Luca 6,37 continua con un altro versetto dopo il “non giudicare”.

Condannare è diverso da giudicare. Il termine greco katadikazo significa dare un giudizio contro qualcuno, dichiarare colpevole. Condannare introduce una sanzione, una disapprovazione. Quando giudico qualcuno, lo condanno ad essere rinchiuso in una gabbia di senso, lo costringo ad essere un qualcosa deciso da me, dal mio giudizio su di lui che diventa condanna (“Sei insopportabile”, “Sei noioso”). Con la mia condanna ti intrappolo in una definizione di te di cui non ti libererai con facilità. Ti condanno a soffrire per liberarti. Ogni giorno condanniamo bambini, adolescenti, donne, malati, amici, coloro che amiamo. Lo stigma di un giudizio porta in sé una condanna futura che può essere superata solo con una trasformazione totale del condannato che risulterà incomprensibile a chi ha pronunciato la condanna.     

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