Gesù sapeva scrivere. Nel versetto precedente è
chiamato didaskalos (Maestro) e questo era un altro modo per nominare gli
Scribi. Si attribuiva il termine (didaskalos) a loro per distinguerli dal
popolo illetterato. I Farisei (perushia) erano invece i “separati” dalla gente
comune (detta “il popolo della terra”), avevano il massimo rispetto della legge
scritta di Mosè ed evitavano gli ignoranti perchè non conoscevano la Legge.
Sono questi che chiamano Gesù Maestro.
Sono questi che chiamano Gesù
Maestro riconoscendogli la capacità di leggere e conoscere la Legge
scritta di Mosè.
Non solo, Gesù parlava greco oltre che aramaico. Il
greco era la lingua di riferimento dell'epoca. In greco parlò con Pilato.
Gesù risponde con un gesto alla prima domanda perché
sa che le parole dette o scritte creano, producono realtà. Scrive qualcosa che
non resta se non come gesto. Cosa scrisse Gesù? Nomos, legge in greco. Legge
terrena, convenzionale, determinata socialmente da chi governa. Legge relegata
al qui ed ora. Per l'Io il valore di questa legge, scritta sul lastricato del
Tempio, non resta. Qui c'è un Noi che ha condannato un' Io (donna), definendola
ed etichettandola come “adultera”. Gesù si schiera con l'Io, non con il Noi.
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