martedì 23 giugno 2015

"...chinatosi, si mise a scrivere col dito in terra" (terza parte).

Gesù sapeva scrivere. Nel versetto precedente è chiamato didaskalos (Maestro) e questo era un altro modo per nominare gli Scribi. Si attribuiva il termine (didaskalos) a loro per distinguerli dal popolo illetterato. I Farisei (perushia) erano invece i “separati” dalla gente comune (detta “il popolo della terra”), avevano il massimo rispetto della legge scritta di Mosè ed evitavano gli ignoranti perchè non conoscevano la Legge. Sono questi che chiamano Gesù Maestro. 
Sono questi che chiamano Gesù Maestro riconoscendogli la capacità di leggere e conoscere la Legge scritta di Mosè.
Non solo, Gesù parlava greco oltre che aramaico. Il greco era la lingua di riferimento dell'epoca. In greco parlò con Pilato.

Gesù risponde con un gesto alla prima domanda perché sa che le parole dette o scritte creano, producono realtà. Scrive qualcosa che non resta se non come gesto. Cosa scrisse Gesù? Nomos, legge in greco. Legge terrena, convenzionale, determinata socialmente da chi governa. Legge relegata al qui ed ora. Per l'Io il valore di questa legge, scritta sul lastricato del Tempio, non resta. Qui c'è un Noi che ha condannato un' Io (donna), definendola ed etichettandola come “adultera”. Gesù si schiera con l'Io, non con il Noi.




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