Con questa affermazione precisa il testo crea uno stacco, produce
una svolta decisiva dopo l’attesa determinata dal gesto di Gesù. “Peccato” è
traduzione dal latino di un termine greco del testo originale di Giovanni. Il termine greco è (¢nam£rthtoj)
anamartetos
che deriva da hamartano (¡mart£nw) che significa mancare il
bersaglio, non trovare il bersaglio cercato. Non ho centrato il mio scopo.
Questo comporta che non vi è la necessità di una punizione, di una sanzione, di
una condanna. Posso riprovare.
Gesù non condanna mai nei Vangeli chi sbaglia, ma mette in discussione, ogni volta, chi ritiene di non sbagliare.
Gesù parlava in ebraico-aramaico ed in ebraico questo termine può
essere tradotto con “trauma”. Chi ha
sbagliato è un traumatizzato, è qualcuno che ha subito un trauma di cui si deve
liberare. Un trauma è qualcosa che blocca la mia evoluzione, che trattiene la
mia espansione. Per superare un trauma è necessario riviverlo, ripeterlo,
riconsiderarlo con una piena consapevolezza di ciò che è stato.
Nessuno può dire o anche solo pensare di non aver sbagliato.
Nessuno è senza traumi. Quindi nessuno può scagliare la prima pietra.
Gesù disintegra il Noi sociale. Il Noi sociale, convenzionale è costruito
sulla Legge scritta. Il Noi sociale ritiene di giudicare, condannare, colpire.
Solo se l’Io si sottomette al Noi e agisce, non più come Io, ma come Noi (il
branco) allora potrà scagliare la prima pietra ed aprire la porta a tutte le
altre. Ma se l’Io abbandonerà il senso del Noi e si
confronterà con se stesso (staccandosi dal branco) allora non scaglierà nulla
contro l’altro. Se l’Io riconoscerà se stesso nell’altro solo allora lascerà
cadere dalla mano la pietra che doveva colpire. L’adultera c’est moi.
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