Gli
scribi rappresentano rappresentano la tradizione scritta, regolata
come i Farisei che richiedevano una rigida osservanza della legge di
Mosè sia a livello sociale sia a livello personale. Erano i credenti
per eccellenza, i giusti.
Con loro c'è una donna: la donna è ciò che vi è di più pericoloso per una norma, per una legge sociale, per qualcosa di stabilito. Il perché è chiaro: perché la donna risponde alle leggi del sentimento, dell'intuizione, della percezione interiore. Come Antigone, la donna si oppone al “nomos”, alla legge come regola sociale imposta dall'uomo, imposta dai governanti in opposizione alla natura. La donna è destabilizzante. Come destabilizzante è l'adulterio.
Nel
diritto attico la donna è considerata oggetto passivo del reato di
adulterio, non attivo. Per
il Talmud l'adulterio, oltre ad essere socialmente devastante, era
assimilato all'ateismo perché l'adultero, con il suo comportamento
volutamente dissimile alla norma, riteneva inconsciamente di non
essere visto nemmeno da Dio (“L’occhio
dell’adultero aspetta il crepuscolo, pensando: Nessuno mi vedrà”
Giob.24:15).
In latino “Ad alterum” significa andare verso l'altro, verso
qualcosa o qualcuno che non è nella legge oppure cambiare,
adulterarsi, diventare diversi, non essere più come prima, trasformarsi a causa dell'altro.
Questa
è una colpa grave: cambiare, non restare imprigionati, inchiodati a
ciò che la legge richiede. Il reato è più di una semplice trasgressione sessuale.
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