martedì 16 giugno 2015

“Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio...”


Gli scribi rappresentano rappresentano la tradizione scritta, regolata come i Farisei che richiedevano una rigida osservanza della legge di Mosè sia a livello sociale sia a livello personale. Erano i credenti per eccellenza, i giusti. 

Con loro c'è una donna: la donna è ciò che vi è di più pericoloso per una norma, per una legge sociale, per qualcosa di stabilito. Il perché è chiaro: perché la donna risponde alle leggi del sentimento, dell'intuizione, della percezione interiore. Come Antigone, la donna si oppone al “nomos”, alla legge come regola sociale imposta dall'uomo, imposta dai governanti in opposizione alla natura. La donna è destabilizzante. Come destabilizzante è l'adulterio.

Nel diritto attico la donna è considerata oggetto passivo del reato di adulterio, non attivo. Per il Talmud l'adulterio, oltre ad essere socialmente devastante, era assimilato all'ateismo perché l'adultero, con il suo comportamento volutamente dissimile alla norma, riteneva inconsciamente di non essere visto nemmeno da Dio (“L’occhio dell’adultero aspetta il crepuscolo, pensando: Nessuno mi vedrà” Giob.24:15).
In latino “Ad alterum” significa andare verso l'altro, verso qualcosa o qualcuno che non è nella legge oppure cambiare, adulterarsi, diventare diversi, non essere più come prima, trasformarsi a causa dell'altro.

Questa è una colpa grave: cambiare, non restare imprigionati, inchiodati a ciò che la legge richiede. Il reato è più di una semplice trasgressione sessuale.






Nessun commento:

Posta un commento