giovedì 30 luglio 2015

E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».

™gè 

 (egô) il termine utilizzato in senso enfatico. L' IO non ti condanna, nessun Io può condannarti. Riprendendo ciò che ho scritto in una precedente nota sul concetto di peccato: il termine “peccato” è una traduzione dal latino di un termine greco del testo originale di Giovanni.  Il termine greco è((¢nam£rthtoj)  anamartetos che deriva da hamartano ((¡mart£nw) che significa mancare il bersaglio, non trovare il bersaglio cercato. Non centrare il mio scopo. 
Il “non peccare più” può essere inteso come non sbagliare più, trova il tuo bersaglio, il tuo scopo. Il vero scopo della tua esistenza che è solo tuo e non di nessun altro. Non sbagliare più. Cerca la tua via, il tuo scopo, il tuo bersaglio. Il vero adulterio è il tradimento verso se stessi e i propri desideri


domenica 26 luglio 2015

“Ed essa rispose: «Nessuno, Signore».”

Gesù, con le sue due domande, porta la donna a prendere consapevolezza che nessuno può condannarla senza sentirsi in contraddizione. Il nomos (la norma) è fatto esterno, convenzione sociale, costrizione non decisa dal singolo Io ma dal Noi del branco. In me trovo ciò che condanno. Solo se l’Io diventa nessuno (cioè può essere tutti) allora si libera dal Noi.

Il termine greco “kurios” (kÚrioj)  tradotto con Signore significa anche colui a cui una persona o cosa appartiene, su cui ha il potere di decidere, padrone, signore. Gesù ha il potere di decidere, come singolo e non come Noi. La donna riconosce questo potere . La donna dimostra di aver capito. 
Nel Vangelo quasi sempre sono le donne che comprendono subito, attraverso la via dell’intuizione, del sentimento  più che attraverso la via rigida e standardizzata della ragione.  


sabato 25 luglio 2015

“Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?».”

Gesù si alza, fino a quel momento era stato seduto. La collera del branco che voleva la morte dell’adultera si è dissolta. Il Noi si è disintegrato in diversi Io che non hanno potuto condannare nessuno. L’Io di ognuno è rinsavito. L’allucinazione collettiva è svanita. “Dove sono ?” e si rivolge alla donna. Chi ti condannava non è mai esistito perché non c’è condanna per ciò che hai commesso. Sei in grado di trovare qualcuno che sia rimasto per condannarti ? Ognuno di quelli ha visto in sé ciò che non voleva riconoscere: il proprio desiderio negato che voleva sopprimere in te. Nessuno ha il diritto di condannare il desiderio di un altro. Nessun può erigersi a giudice di ciò che non è in grado di riconoscere in sè. Solo riconoscendolo in sè lo può superare.


martedì 14 luglio 2015

Digressione prima della conclusione (ultimi versetti): Gesù e l’universo femminile.

Il mondo antico, come l’ebraismo, era androcentrico.  La donna era considerata inferiore e spesso impura, ingannatrice, furba e pettegola, infida e vanitosa. Non vi era un rapporto psichico tra uomo e donna e con la femminilità. La donna era un “non-prossimo “con la propria specificità e stile di vita. L’uomo non era in grado di comprendere le forme e i modi di manifestazione del femminile, gli risultavano incomprensibili.
I criteri di valutazione maschili, considerati assoluti come la razionalità, l’impegno produttivo e la legalità erano in conflitto con valori specifici femminili come  “la recettività, l’apertura, la disponibilità al contatto, la percezione e la valutazione della realtà sul piano dei sentimenti, la spontaneità, la sensibilità non razionale per la realtà concreta” (Hanna Wolff, psicoterapeuta).  
A questo conflitto l’uomo reagisce spesso in un solo modo: con la collera. Proietta sulla donna la propria incapacità di comprendere un universo diverso dal suo, non accetta la differenza perché non in grado di capire. Vede la donna con i propri modelli e schemi interiori non per ciò che è ma per ciò che crede che sia.

Gesù è “fuori” da questa logica: non è mai in collera con nessuna donna, non le nega valore e non la critica. Gesù si circonda di donne, entra nelle loro case senza nessuna preoccupazione (non era consentito salutare una donna per strada). Gesù è “pieno” di donne: adultere, vedove, nubili. Gesù comprende  e condivide, fa propri, anche i valori e il tutto l’intero universo femminile, non escludendo nulla.

lunedì 13 luglio 2015

“Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo.”

Gesù non ha paura delle donne a differenza dei capi religiosi. Non vuole contenere, imbrigliare la loro differenza. Gesù si circonda di donne. Nei Vangeli, a differenza degli uomini, le donne sono sempre descritte e viste in modo positivo. In lui, come in tutti, c’è una parte femminile che Gesù chiede di non negare. Come in tutte vi è una parte maschile. La parte femminile è al centro di un universo. Con questo universo Gesù si confronta. 


lunedì 6 luglio 2015

“Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.”

Je suis l’Autre. Io vedo nell’altro ciò che è in me. Io proietto sull’altro ciò che ho dentro di me. L’altro è una mia proiezione. Chi sia l’altro non lo so.
Proietto sull’altro. Io sono l’adultera, l’adultera è dentro di me, è parte di me.
E questa rappresentazione dell’adultera, generata in me dal Noi sociale, è da me esteriorizzata. La vedo nell’altro/a, la porto fuori di me. Ne ho paura.
La paura crea in me una rabbia che diventa collera, vendetta. Voglio colpire, lapidare.
Ma se mi accorgo che non c’è nessuna adultera, se non nella mia mente determinata dal Noi, se mi accorgo che l’adultera è dentro di me, dentro ognuno di noi, se rinuncio alla proiezione e all’esteriorizzazione, se ridivento Io e non più rappresentante inconsapevole del Noi allora rinuncerò a colpire e me ne andrò. Andrò come Io, ad uno ad uno, non come Noi. Ritorno ad essere Io.
E chi ha più esperienza e saggezza sarà il primo a rinunciare.  






sabato 4 luglio 2015

“E chinatosi di nuovo, scriveva per terra.”

Gesù riprende a scrivere per terra, torna al suo gesto, torna alla terra come contrario del cielo, cioè l’orizzonte più ampio che prima aveva suggerito.

Dopo le sue parole, dopo la sua affermazione la realtà intorno non è più la stessa. La frase detta in precedenza ha modificato la realtà e Gesù attende le conseguenze della sua rottura, del cambio di livello che ha imposto alla realtà. 

L’Io di Gesù cambia la realtà costruita e determinata dal Noi. Scompone il Noi in Io. Voi tutti, rivolto agli astanti, non siete un Noi ma un’insieme di Io.


giovedì 2 luglio 2015

“…e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei»”

Con questa affermazione precisa il testo crea uno stacco, produce una svolta decisiva dopo l’attesa determinata dal gesto di Gesù. “Peccato” è traduzione dal latino di un termine greco del testo originale di Giovanni.  Il termine greco è (¢nam£rthtoj)  anamartetos che deriva da hamartano (¡mart£nw) che significa mancare il bersaglio, non trovare il bersaglio cercato. Non ho centrato il mio scopo. Questo comporta che non vi è la necessità di una punizione, di una sanzione, di una condanna. Posso riprovare.
Gesù non condanna mai nei Vangeli chi sbaglia, ma mette in discussione, ogni volta, chi ritiene di non sbagliare.
Gesù parlava in ebraico-aramaico ed in ebraico questo termine può essere tradotto con “trauma”.  Chi ha sbagliato è un traumatizzato, è qualcuno che ha subito un trauma di cui si deve liberare. Un trauma è qualcosa che blocca la mia evoluzione, che trattiene la mia espansione. Per superare un trauma è necessario riviverlo, ripeterlo, riconsiderarlo con una piena consapevolezza di ciò che è stato.
Nessuno può dire o anche solo pensare di non aver sbagliato. Nessuno è senza traumi. Quindi nessuno può scagliare la prima pietra.

Gesù disintegra il Noi sociale. Il Noi sociale, convenzionale è costruito sulla Legge scritta. Il Noi sociale ritiene di giudicare, condannare, colpire. Solo se l’Io si sottomette al Noi e agisce, non più come Io, ma come Noi (il branco) allora potrà scagliare la prima pietra ed aprire la porta a tutte le altre.   Ma se l’Io abbandonerà il senso del Noi e si confronterà con se stesso (staccandosi dal branco) allora non scaglierà nulla contro l’altro. Se l’Io riconoscerà se stesso nell’altro solo allora lascerà cadere dalla mano la pietra che doveva colpire. L’adultera  c’est moi.